COME SI PUO’ ESSERE DEI VERI CANALI REIKI?
Questa è una delle tante domande che spesso mi vengono poste sia dagli allievi che da persone che non praticano il Reiki.
Intanto possiamo affermare con sicurezza che Reiki non è affatto l’unico metodo di canalizzazione energetica: esistono tanti tipi diversi di Energie Sottili e tutte possono essere canalizzati dai praticanti delle varie discipline energetiche.
Credo che il punto focale del Reiki, a differenza di altre pratiche, sia quello che, una volta connessi alla Fonte Universale, il praticante non deve fare altro che restare un semplice testimone, senza intervenire MAI nel trattamento con aspettative o desideri: un tubo non si preoccupa di ciò che sta scorrendo attraverso di lui, fa semplicemente il tubo. Un buon praticante di Reiki Ryoho dovrebbe, una volta stabilita la connessione con l’Energia, non intervenire nel processo in nessun modo e lasciarsi andare: essere un osservatore per tutto il trattamento, praticando il distacco impersonale, lasciandosi trasportare dal flusso dell’Energia stessa.
QUANDO UN PRATICANTE “SCAVALCA” IL REIKI?
La pratica del Reiki è davvero molto semplice poiché il Reikista deve solo mettere le mani e lasciare che l’Energia Universale (Reiki) faccia il resto. Oggi, molti insegnanti, istruiscono i propri allievi nell’approcciarsi ai trattamenti con pratiche inutili o deleterie per il praticante e il ricevente stesso. Molte scuole moderne insegnano che prima di un trattamento sia necessario avere un forte intento di guarigione per la persona che andremo a trattare: questo è il “metodo giusto” per scavalcare il Reiki e canalizzare qualsiasi cosa… ma non certo l’Energia dell’Universo. Sovente, incontro persone che riferisco di essere sfinite o che stanno molto male dopo aver donato un trattamento di Reiki: è come se avessero assorbito i problemi del ricevente. Purtroppo ciò avviene perché stiamo probabilmente donando di tutto ma non certo il Reiki. Le possibilità di ciò che stiamo canalizzando sono molteplici: stiamo donando probabilmente la nostra Energia Individuale e quindi ci scarichiamo (nel migliore dei casi), oppure sta passando attraverso di noi qualcos’altro che non è Reiki. Quando ciò avviene, quasi sempre la responsabilità è del nostro ego: stiamo interferendo negativamente nel processo di guarigione della persona che stiamo trattando.
RICAPITOLANDO, COSA DEVO FARE PER ESSERE UN BUON REIKISTA?
Devi semplicemente smettere di intervenire con il desiderio di aiutare o guarire la persona che stai trattando, mettendo da parte l’affetto o altro: solo così sarai davvero un mezzo di guarigione e permetterai al Reiki di fluire intensamente dentro e attraverso di te, senza sporcarti con vibrazioni disarmoniche che non sono tue o del ricevente. Un vero praticante Reiki, alla fine del trattamento è rilassato, ricaricato e in forma, ma soprattutto non ha assorbito o trasmesso nulla di negativo. Come dico spesso a chi mi chiede un trattamento per un problema: “Io ci posso mettere solo le mani, il resto lo faccia il Reiki e la tua capacità di autoguargione”.
Roberto Brizzi – Reiki Kenkyukai