In molti anni di pratica Reiki e dopo aver incontrato tantissime persone, posso dire che il cambiamento è una strada per persone coraggiose.
Ho perso il conto di quanta gente, anche con gravi disturbi, ho incontrato e trattato nei miei lunghi anni di pratica Reiki. Solitamente chi riceve benefici da una pratica decide in seguito d’intraprendere un percorso verso di essa. Molti sono stati coloro che hanno imparato il Reiki dell’Universo dal sottoscritto, e molti ancora oggi, vengono per conoscere questa meravigliosa pratica.
In tanti iniziano il loro viaggio nel mondo del Reiki con un grande entusiasmo: sembra che appena ricevano il Reiki siano pronti a eliminare ogni ostacolo, interiore ed esteriore, ma spesso la cosa non va quasi mai in quella direzione.
L’entusiasmo
Quando si riceve il Primo Livello Reiki (Shoden) generalmente durante i due giorni di seminario, e qualche giorno dopo, si resta piacevolmente stupiti ed entusiasti della pratica. In molti dicono a se stessi:” io andrò avanti, prenderò anche il secondo livello!”, ma il tempo poi insegnerà loro che non sempre le cose vanno come desideriamo.
Lavorare in gruppo è sempre molto più semplice: il gruppo ti supporta, ti stimola, ti fa sentire parte di un’identità, ma il praticante Reiki deve fare i conti con se stesso, perché finito il weekend di insegnamento del livello, gli incontri con i praticanti si diraderanno e dovrà andare avanti da solo.
In questi anni ho compreso chiaramente come le persone in realtà non sappiano né in che direzione “spingere” la loro vita, né tantomeno cosa desiderano: la quasi totalità dei neo-iniziati al Reiki lascia la pratica entro i primi 6 mesi.
Perché si abbandona la pratica
Potrei raccontare centinai e centinai di storie su allievi che lasciano fin da subito la pratica Reiki. Alcuni lo fanno per un fattore di credenze di base: molti cattolici ad esempio, pensando di “commettere peccato”, decidono di lasciare; mentre altri inventano le strategie più assurde per non lavorare su se stessi… perché diciamolo in tutta chiarezza, lavorare su di sé implica costanza e coraggio.
Cambiare
Il cambiamento è qualcosa di difficile da raggiungere e molte persone preferiscono restare nella loro “zona di confort” anche se questa è malsana e deleteria per la persona. Siamo strutturanti in modo da pensare che sia sicuramente meglio restare in una situazione che, per quanto orribile, ci è conosciuta, piuttosto che fare un salto verso l’ignoto e scoprire che facendo quel salto, abbiamo trovato gran parte della serenità e della felicità che tanto ardentemente desideravamo.

La storia di Lucia e il Reiki
Lucia (nome di fantasia) è una mia allieva. In passato ha avuto un grosso problema di salute, problema che fortunatamente sembra risolto. Quando Lucia sentì parlare di Reiki ne rimase entusiasta e dopo aver ricevuto qualche trattamento volle imparare il Reiki.
Come molti, anche Lucia visse i due giorni di seminario con grande partecipazione ed entusiasmo, ma da lì a poco qualcosa sarebbe cambiato.
Il primo mese da allieva
Fin dall’inizio, ogni praticante Reiki è invitato a trattare se stesso: questo per poter fare esperienza con l’Energia e per favorire uno stato di benessere psicofisico nel praticante.
Dopo qualche giorno dalla fine del seminario, Lucia cominciò fin da subito a lamentare che il calore che sperimentava durante l’autotrattamento era troppo intenso e le dava fastidio: asseriva di rischiare lo svenimento ogni qual volta entrasse in contatto con il Reiki. Fece il primo mese di trattamenti con grande sforzo, nonostante dopo una decina di giorni il “calore insopportabile” smise di infastidirla.
Dopo un mese dal seminario non ebbi più notizie riguardo alla sua pratica, ma venni a scoprire presto che, in uno dei suoi controlli, si sospettava una recidiva della malattia che l’aveva tormentata anni prima.
Una cena assieme
Una sera, durante una cena tra amici, restai molto sorpreso quando scoprii che una degli invitati fosse proprio Lucia. Durante la serata e per tutto il tempo, Lucia restò seduta affianco a me. Parlammo del più e del meno e dopo averle chiesto come stesse, mi raccontò delle sue preoccupazioni riguardanti la sua salute. In quel momento mi fu impossibile non chiederle se stesse praticando ancora l’autotrattamento Reiki… e la risposta mi ammutolì:
“No, non mi sto facendo Reiki perché non ho la testa per farlo: voglio fare degli accertamenti prima di ricominciare”. Quella risposta così assurda mi lasciò stupefatto: come poteva una persona raccontarsi e raccontare una stupidaggine di tale portata?
Dissi a Lucia ciò che pensavo al riguardo:” Lavorare su di sé è difficile e ci vuole davvero molto coraggio e costanza per attuare dei cambiamenti”.
Lucia oggi
Ad oggi Lucia non pratica Reiki: le sue scusanti interne per non cambiare gli schemi mentali che la incatenano sono ancora molto radicate in lei. Ho imparato sulla mia pelle e su quella dei miei molti allievi quanto coraggio ci voglia per cambiare. Ho visto persone morire letteralmente anzi che cambiare i loro schemi limitanti.
Ricorda: il cambiamento è per persone determinate e coraggiose e siamo sempre noi a scegliere chi e cosa voglia essere.
Roberto Brizzi – Reiki Kenkyukai