La storia raccontata da Hawayo Takata

Mikao Usui era un monaco cristiano giapponese, rettore in una piccola Università a Kyoto in Giappone. Un giorno alcuni dei suoi studenti gli chiesero se credesse ai miracoli di Gesù e se poteva dar loro una prova di come facesse il Cristo a guarire. Usui rispose che ci credeva visto che stava scritto nei Vangeli, ma che non avrebbe potuto dar loro nessuna dimostrazione. Da subito, queste domande, crearono in Usui una profonda crisi, tanto da sciogliere il giorno stesso i rapporti con l’Università. Decise di partire per Chicago, dove avrebbe approfondito le scritture cristiane nella speranza di avere una risposta alle sue domande. Restò in America per sette anni, conseguendo il dottorato in teologia, ma non trovò ciò che cercava. Rientrò in Giappone e conobbe un vecchio abate che come lui era interessato al tema della guarigione. Grazie a questo nuovo amico, Usui venne a conoscenza di un altro “personaggio” che operava guarigioni: il Buddha. Iniziò allora una lunga ricerca: cercò la chiave della guarigione nei Sutra buddhisti. Dapprima studiò questi antichissimi scritti tradotti in giapponese, ma non trovando alcuna risposta, ne studiò allora la traduzione cinese; ciò nonostante neppure nella traduzione cinese ne trovò alcun cenno. Per poter continuare le sue ricerche si mise a studiare l’antica lingua sanscrita in modo da poter leggere le scritture buddhiste originarie; fu proprio lì, in un antico manoscritto vecchio di oltre 2500 anni, scritto da un discepolo segreto di Buddha, che trovò la risposta alle sue domande: c’erano alcune formule, simboli e descrizioni di come aveva curato il Buddha.

Takata Sensei illustra un trattamento di Reiki nel 1937 alle Hawaii
Takata Sensei illustra un trattamento Reiki

Usui aveva quindi trovato la scienza, ma non aveva ancora acquisito il potere di guarire. Decise di raggiungere la Sacra montagna Kurama, dove avrebbe meditato e digiunato per 21 giorni in solitudine. Utilizzò come calendario 21 sassolini, posandoli davanti a sé e togliendone uno ogni giorno. In questi 21 giorni lesse i Sutra, meditò, digiunò e pregò con fervore di poter raggiungere la conoscenza, ma non successe niente di particolare. All’alba del ventunesimo giorno, quando cominciava ad albeggiare, ma ancora il buio prevaricava, all’improvviso vide una luce chiara nel cielo che si muoveva velocemente verso di lui. La luce crebbe fino a colpirlo al centro della fronte. Usui pensò di morire, cadde in uno stato simile alla trance e vide milioni di bollicine di tutti i colori dell’arcobaleno: blu, turchese, lavanda, rosa… Infine gli apparve una grande luce bianca, vide davanti a sé le lettere sanscrite in oro e i simboli che aveva precedentemente osservato nei Sutra; fu allora che disse: “Si, mi ricordo!”. Questa esperienza illuminante segna la nascita del Reiki. Quando Usui riprese conoscenza, il sole era già alto nel cielo. Egli si accorse di essere pieno di energia e di forza: non era più esausto e affamato come nei giorni precedenti. Iniziò allora la sua discesa dalla montagna, ma feritosi a un alluce (a causa di un calcio contro a una roccia) istintivamente vi appoggiò sopra le mani. L’emorragia cessò immediatamente e il dolore scomparve: questa fu la prima guarigione con Reiki. Fermatosi lungo la strada in una locanda per mangiare, vide che la figlia dell’oste aveva mal di denti. Dopo aver chiesto il permesso alla madre della piccola, Usui posò le mani sul viso tumefatto della ragazzina e dopo alcuni minuti il dolore scomparve. Inoltre mangiò abbondantemente senza avere nessun disturbo (erano 21 giorni che digiunava). Al ritorno, applicò subito Reiki sull’amico abate che era costretto a letto da un attacco d’artrite. Dopo un po’ di tempo Usui si rese conto che ciò che aveva trovato era qualcosa troppo importante per non essere divulgato: decise così di recarsi nel quartiere dei mendicanti di Kyoto per guarire i malati e aiutare la povera gente, nella speranza di offrire loro una vita migliore. Curò molte persone permettendogli di tornare a lavorare, ma trascorso poco tempo rivide gli stessi volti nelle stesse condizioni in cui erano prima di essere stati curati. Chiese loro perché non cercassero un lavoro per avere una vita migliore, ma essi rispondevano che preferivano mendicare anziché andare a lavorare; non mostravano nessuna riconoscenza verso la vita. Usui ne fu sconvolto: ne pianse. Capì che aveva curato il corpo materiale, ma aveva dimenticato di insegnare loro la riconoscenza e la gratitudine. Questo lo indusse a stabilire le cinque regole di vita Reiki:

Per oggi non ti preoccupare
Per oggi non ti arrabbiare
Onora i genitori i Maestri e gli anziani
Guadagna da vivere onestamente
Mostra gratitudine a tutti gli esseri viventi

Iniziò così a camminare per le strade in pieno giorno, con una fiaccola in mano, e a tutti coloro che gli chiedevano cosa stesse facendo, Usui rispondeva che cercava persone disposte a seguire la Luce, persone che volessero cominciare un cammino dentro di sé. Fu allora che Usui cominciò ad avere dei seguaci (fra loro anche Chujiro Hayashi: colui che, dopo averla guarita da un tumore, insegnò Reiki alla Sig.ra Takata).