UN’ESPERIENZA DI TRATTAMENTO A DISTANZA

In queste righe, voglio raccontare un’esperienza che mi è capitata personalmente durante un trattamento a distanza. Il trattamento a distanza è una pratica molto conosciuta dai praticanti Reiki di tutto il mondo e in giapponese è detto: “Enkaku Chiryo”.

La telefonata

Venni contattato da una signora con la richiesta di poter effettuare un trattamento a distanza su un uomo di 65 anni, che chiameremo Carlo (nome di fantasia). L’uomo era ricoverato in ospedale a seguito di una grave polmonite.
I suoi polmoni erano già compromessi da anni a causa un enfisema decisamente importante.
Dopo la richiesta delle informazioni di rito, mi accordai con la signora per cominciare a lavorare su Carlo.

Byosen: l’accumulo di tossicità

Iniziai a praticare il trattamento a distanza, attraverso il quale, è possibile sentire i vari livelli di tossicità presenti nell’organismo della persona trattata: questo in giapponese si chiama Byosen e significa “accumulo di tossicità”. Il Byosen è una materia decisamente vasta e, sotto certi punti di vista anche complessa; ma non è mia intenzione approfondire un argomento che deve necessariamente esser lasciato a coloro che ricevono una formazione tradizionale e in presenza.

Il trattamento

Il trattamento era ormai iniziato già da qualche minuto e la mia aspettativa di trovare in Carlo un organismo fortemente malato e intossicato veniva, minuto dopo minuto, distrutta da ciò che percepivo nelle mani: in Carlo non sentivo nessun livello di tossicità; Carlo era privo di Byosen!
Attesi ancora per qualche minuto e feci tutto ciò che conosco per cercare di migliorare la mia percezione sul soggetto, ma nulla, il vuoto più totale… nessun Byosen era presente.
Continuai il trattamento per una quarantina di minuti ma senza la minima percezione.

Richiesta informazioni

Trattamento a distanza

Terminai la pratica e decisi di contattare la persona che mi aveva commissionato il trattamento, nella speranza di avere qualche informazione in più sull’attuale stato di salute di Carlo. La persona mi disse che l’uomo era molto grave, incosciente, intubato e che sarebbe potuto morire da un momento all’altro.

Terminai la chiamata e nella mia mente una domanda si fece sempre più spazio: “e se Carlo fosse già deceduto?”.
Passò la notte e il mattino seguente trovai un messaggio in segreteria:”Carlo ci ha lasciati questa mattina alle ore 05:30; la ringrazio di cuore per l’aiuto che ha provato a darci”.

Credo che questa brutta esperienza sia molto significativa per noi che pratichiamo un Reiki tradizionale e soprattutto per coloro che come me, si dedicano al trattamento Reiki seguendo il Byosen.
Come ormai ho potuto constatare più volte, l’assenza del Byosen indica che l’organismo della persona trattata è ormai già morto.
Per quanto triste, Reiki può molto, ma non è certo la bacchetta magica che può risolvere qualsiasi problema.
Oggi molti praticanti Reiki non sanno neppure a cosa ci si riferisca quando si parla di Byosen o dei suoi livelli… e trovo che questo sia un vero peccato.
La vita è un ciclo e tutto in questo piano si muove seguendo un ritmo… proprio come fa il Byosen .

Roberto Brizzi – Reiki Kenkyukai